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Ambiti di ricerca Povertà in Valle d’Aosta

L’analisi quantitativa

Di seguito è disponibile la documentazione sull’analisi quantitativa condotta dal gruppo di lavoro formato da Massimo Angelo Zanetti (responsabile), Andrea Parma e Tania Parisi.

Zanetti POSC presentazione 10 feb 2017

Estratto risultati analisi quantitativa

Zanetti POSC Report finale analisi quantitativa


L’analisi qualitativa

Percezione soggettiva dell’impoverimento e della vulnerabilità sociale. Storie di caduta in povertà

A cura di Maria Giovanna Onorati e Enrico Campo

La ricerca, di impostazione tipicamente qualitativa, ha analizzato le condizioni che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare le esperienze di scivolamento in povertà a cui gli individui coinvolti dal fenomeno dell’impoverimento attribuiscono rilevanza. A questo fine, utilizzando come variabile di riferimento l’utilizzo dei servizi sociali e di volontariato presenti sul territorio, abbiamo condotto una serie di interviste in profondità faccia a faccia (precisamente 12) con cui abbiamo cercato di far emergere le rappresentazioni individuali e i vissuti soggettivi sia degli utenti dei servizi (soggetti caduti in povertà), che di soggetti che a vario titolo lavorano nel sociale (volontari, operatori e assistenti sociali) . L’obbiettivo è stato, quindi, quello di dar voce a soggetti vulnerabili, a rischio di povertà e di emarginazione sociale, attraverso una tecnica di intervista che è capace di far emergere le valutazioni soggettive degli individui direttamente coinvolti dal fenomeno.

POSC Qualitativa Presentazione 10.02.17

Report breve qualitativa con tabelle

Report POSC qualitativa Onorati Campo

La resilienza e l’attivazione

Sulla base delle interviste raccolte, rileviamo con chiarezza come, nella totalità dei casi, gli utenti siano soggetti estremamente resilienti, che rifiutano logiche d’intervento di tipo meramente assistenziale e si percepiscano come soggetti attivi e capaci di agire. Anche in condizioni di vulnerabilità molto complesse, aggravate ad esempio dalla concomitanza di una malattia, gli intervistati dimostrano di voler gestire il più possibile attivamente la loro vita. D’altro canto, perché queste capacità, che fungono da risorse personali dell’individuo vulnerabile, diano luogo a un effettivo potenziale emancipatorio è necessario tenere in considerazione i contesti relazionali in cui sono inseriti i soggetti e che essi contribuiscono attivamente a produrre, a cominciare dalla specifica relazione con gli assistenti sociali e con le altre figure di riferimento preposte alla relazione di aiuto.

La prossimità e il rispecchiamento

Uno dei degli elementi inediti che emerge dalle interviste è l’accorciamento delle distanze sociali tra operatori e utenti come conseguenza del la crisi economica, che sembra colpire prevalentemente il ceto medio, cosicchè l’utenza dei servizi sociali si trova a provenire da una posizione sociale sempre più simile a quella degli operatori. Abbiamo rilevato una sorta di identificazione tra utenti e operatori dei servizi che potrebbe essere causata dall’aumento della vulnerabilità esperita e, con ciò, suggerire una forma di consapevolezza di appartenenza a una condizione comune tra utenti dei servizi e assistenti sociali. Questo, se da un lato favorisce l’empatia tra utente ed operatore, dall’altro mette quest’ultimo in una condizione di rischio percepito maggiore, portandolo a sentirsi in una condizione sempre meno solida e meno incline a funzionare da “nodo della fiducia” tra cittadini e welfare. D’altra parte, quello del coinvolgimento tra utenti e servizi è un fattore relazionale ineliminabile in un contesto ad elevata prossimità com’è quello valdostano. Infatti, sulla base delle testimonianze raccolte, il rispecchiamento sembra essere reciproco: gli operatori si identificano con gli utenti e questi, a loro volta, mostrano una marcata tendenza a comprendere le esigenze degli operatori.

Le reti relazionali in Valle: un potenziale solidale inespresso?

Una delle questioni che il segmento qualitativo ha inteso approfondire è se le reti relazionali dense del contesto valdostano siano in grado di veicolare risorse utili a chi vive un disagio socio-economico. A una prima analisi sembra che l’elevata prossimità sociale che caratterizza una regione piccola come la Valle d’Aosta produca un blocco delle risorse potenziali, dal momento la densità relazionale sembra essere più una fonte di vergogna e imbarazzo, che un’opportunità di accesso ai servizi e facilitazione nel supporto. La vergogna è infatti una tema che ritorna costantemente nelle interviste, sia degli operatori che degli utenti, soprattutto in riferimento al contesto sociale “piccolo”; il timore del giudizio altrui ha un effetto spesso paralizzante sulla richiesta di aiuto o sul rimettersi in gioco, bloccando risorse potenziali. Al tempo stesso, però, sia gli utenti che gli operatori richiamano la necessità di un maggiore raccordo con il tessuto sociale proprio in ragione dell’elevata prossimità e di “investire nella sinergia col territorio”, per riprendere le parole di un’operatrice. È molto sentita la necessità di migliorare la comunicazione delle realtà presenti al fine di trasformare la prossimità in un potenziale di solidarietà, attraverso la promozione di una cultura della donazione e della collaborazione. Particolarmente significativo è il richiamo degli intervistati alla donazione, soprattutto in relazione alla necessità di costruire un luogo fisico non solo di scambio di beni e servizi, ma anche di incontro e relazione, in cui la comunità si ri/conosca. Il richiamo alla donazione, al senso di comunità, alla relazione, come motori di riattivazione e partecipazione, sembra essere un segnale importante, di un crescente bisogno di relazione prima ancora che di beni materiali, che la politica non dovrebbe ignorare.


Le misure di constrasto

Questa parte della ricerca si è proposta di analizzare le misure di contrasto all’esclusione sociale attivate in Valle d’Aosta, anche con riferimento al più ampio panorama nazionale, al fine di individuare possibili indirizzi per una riforma complessiva del sistema regionale. La ricerca si è altresì soffermata sulle percezioni di alcuni rappresentanti del terzo settore valdostano in merito alle strategie di contrasto alla povertà, su alcune sperimentazioni di welfare generativo e infine ha fornito un quadro di sintesi dei principali schemi di reddito minimo attivati da altre amministrazioni regionali e delle norme recentemente adottate a livello nazionale.

Spunti per una proposta di riforma del sistema valdostano

Gli strumenti di contrasto alla poverta in Valle d’Aosta

Conversando con il Terzo Settore in Valle d’Aosta

Prove di welfare generativo esperienze Piemonte e Valle d’Aosta

Schemi Regionali di Reddito Minimo

Sostegno Inclusione Attiva

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