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Pubblicato il Credito Pilota “BIOFILIA” sviluppato da Giuseppe Barbiero, Bettina Bolten e Andrea Fornasiero

E’ stato pubblicato il Credito Pilota “Biofilia”, un modello di certificazione edilizia ispirato alla progettazione biofila (‘biophilic design’) sviluppato per il Green Building Council Italia da Giuseppe Barbiero (Univda), Bettina Bolten (affiliata Centro di ricerca Green, Univda) e Andrea Fornasiero.

I crediti pilota sono strumenti che consentono di introdurre nuovi elementi che possono essere inseriti nelle future versioni dei protocolli energetico ambientali, sia di incoraggiare
l’introduzione di soluzioni innovative all’interno dei progetti oggetto di certificazione

Si tratta del primo modello di certificazione del ‘biophilic design’ che adotta un approccio scientifico di tipo quantitativo, superando quindi i limiti degli approcci di tipo qualitativo, finora adottati. Il gruppo di lavoro ha selezionato 42 studi scientifici di psicologia ambientale con dati empirici e sperimentali riguardanti il nostro rapporto con la Natura urbana. I ricercatori li hanno predisposti secondo i due fondamenti della psicologia evoluzionistica (rifugio e risorse) e li hanno organizzati in otto temi: quattro temi per le “Risorse” (Vegetazione; Manutenzione; Tipologia vegetazione; Acqua) e quattro temi per i “Rifugi” (Ombra vegetale; Visuale; Distribuzione spazi verdi; Protezione e controllo).

Il Credito Pilota “Biofilia” non è un modello perfetto, ma ha due pregi importanti: è un modello realistico ed è un modello aperto. Realistico perché richiede solo una particolare attenzione alla Natura durante la progettazione. Aperto, perché è costruito con metodo scientifico, fondato su un’ipotesi robusta (l’ipotesi della biofilia) ed è incline ad essere migliorato man mano che saranno disponibili nuovi dati empirici.

Oggi il 57% della popolazione mondiale vive in città e nel 2050 si prevede che il 70% della popolazione umana sarà urbanizzata. Questa è una buona notizia per l’ambiente. A parità di reddito, l’impronta ecologica di chi vive in città è inferiore rispetto a quella di chi vive in campagna. Inoltre, l’abbandono delle zone rurali permette alla Natura selvatica di riconquistare spazi.

Tuttavia, se in futuro gli esseri umani vivranno per lo più concentrati in città, allora questi esseri umani rischieranno di perdere il contatto con la Natura. Soprattutto se le città continueranno ad essere concepite come sono state finora, poco più che dei dormitori. Ma non è obbligatorio pensare le città in questo modo. In futuro dovremo creare città per altri 3 miliardi di persone. Sarà l’occasione per ripensare le nostre città: dall’architettura ai piani urbanistici. Se non possiamo più portare gli esseri umani nella Natura, allora dobbiamo pensare a come portare la Natura in mezzo agli esseri umani. Dobbiamo pensare a costruire città che rispettino il bisogno umano di contatto con la Natura.

 

 

 

 

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