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Il teatro musicale come oggetto d’indagine interdisciplinare e come strumento pedagogico: Eliza, ou Le voyage aux glaciers du Mont St. Bernard

Il progetto di ricerca “Il teatro musicale come oggetto d’indagine interdisciplinare e come strumento pedagogico: Eliza, ou Le voyage aux glaciers du Mont St. Bernard” prende le mosse dall’opera-comique in due atti, su libretto di Jacques-Antoine de Révéroni de Saint-Cyr e musiche di Luigi Cherubini, andato in scena al Théâtre Feydeau, a Parigi, il 13 dicembre 1794.

 

L’opera è in due atti, di sei numeri ciascuno: si tratta di una piece a sauvetage, incentrata sulle vicissitudini di una coppia di innamorati genovesi (Eliza e Florindo, un pittore paesaggista) e sull’accoglienza e salvataggio dei viandanti messa in atto dai frati dell’ospizio posto sul valico del Piccolo San Bernardo.

 

Il progetto, finanziato nell’ambito delle attività di rilevante interesse dell’Ateneo per il 2014, si presta ad ampliamenti multidisciplinari e a trasposizioni didattiche.

 

L’oggetto di studio

L’Eliza di Cherubini è un’opéra-comique (quindi con presenza di parti dialogate) in due atti, su libretto di Jacques-Antoine de Révéroni de Saint-Cyr, andata in scena presso il Théâtre Feydeau, a Parigi, il 13 dicembre 1794. Intorno alla vicenda a lieto fine di una coppia di innamorati, la fanciulla Elisa e il pittore Florindo, entrambi genovesi e portati dalla sorte al valico alpino del Piccolo San Bernardo, vi è una forte istanza morale e politica. L’opera umanitaria dei frati soccorritori dei viandanti è al centro dell’azione, tanto che l’ospizio del Monte (San) Bernardo è chiamato nel libretto «temple de l’humanité», mentre la caratterizzazione dei due protagonisti non risulta particolarmente interessante.

 

Essendo stata prodotta nel periodo rivoluzionario, l’opera subì l’intervento della censura anticlericale che impose l’eliminazione di ogni riferimento religioso dal testo, sino a trasformare i frati frontalieri in una congregazione umanitaria laica. Tuttavia le originali denominazioni furono ripristinate nell’edizione della partitura (Paris, Imprimerie du Conservatoire, s.a.), probabilmente drasticamente tagliata.

 

La partitura è musicalmente interessante per il largo impiego di “colore locale” e soprattutto per l’evocazione della natura e del paesaggio, che la rende modello stilistico per l’opera “alpina” del Romanticismo. Dell’opera è in corso l’edizione critica (Elisabeth Kühne, Universität Weimar), editore Simrock di Berlino per la Cherubini Gesellschaft.

 

Oltre all’esecuzione per il Maggio musicale fiorentino del 1960 non sono note altre esecuzioni moderne.

 

Il gruppo di ricerca

Il progetto coinvolge professori e studiosi interni all’Ateneo (afferenti al Dipartimento in Scienze umane e sociali) oltre che esterni.

Di Ateneo: Bianchi Paola, Storia moderna; Nuti Gianni, Didattica Generale; Pioletti Anna Maria, Geografia economico-politica; Luisa Revelli, Linguistica;Gianmario Raimondi, Linguistica

Professori e studiosi esterni: Maria Teresa Arfini, assegnista di ricerca, Musicologia e storia della musica; Rizzuti Alberto, Università di Torino, Dipartimento di Studi Umanistici; Fava Elisabetta, Università di Torino, Dipartimento di Studi Umanistici; Colturato Annarita, Università di Torino, Dipartimento di Studi Umanistici; Geyer Helen, Hochschule für Musik Weimar, Institut für Musikwissenschaft Weimar-Jena; Gerhard Anselm, Universität Bern, Philosophisch-historische Fakultät, Direktor des Instituts für Musikwissenschaft; Kühne Elisabeth, Hochschule für Musik Weimar, Institut für Musikwissenschaft Weimar-Jena

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